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Influencer marketing: qualcosa è cambiato

L’influencer marketing ha smesso di essere una novità bollente già da qualche anno, ma la sua normalizzazione non ha minimamente scalfito il suo potere. Non è un caso, infatti, che la quasi totalità dei marketers oggi impieghi figure influenti per raggiungere le proprie nicchie allo scopo di aumentare la brand awareness e incentivare le conversioni. In questo approfondimento inquadriamo il fenomeno dell’influencer marketing a partire dalle sue origini per arrivare a capire perché e come sta cambiando.

Influencer marketing: c’era una volta l’endorsement

L’idea alla base dell’influencer marketing, cioè quella di associare un volto conosciuto e autorevole a un prodotto o servizio, non è una trovata geniale degli ultimi anni—né dell’ultimo secolo.

Stando alle cronache, il primo ad avere questa intuizione fu Josiah Wedgwood, un artigiano britannico che nel 1765 conquistò la Regina Carlotta con le sue creazioni e riuscì a guadagnarsi il titolo di “Vasaio di Sua Maestà”, lanciando poi sul mercato una serie di articoli conosciuti come queen’s ware: le ceramiche della sovrana.

Con l’avvicendarsi degli anni, i modelli di comportamento (e di acquisto) smisero di appartenere alla classe aristocratica per sovrapporsi a un’altra casta brillante, quella dei volti dello spettacolo, che per decenni ha mantenuto il monopolio dell’endorsement di massa.

E poi?

Poi è arrivato l’influencer marketing.

Influencer marketing: cos’è?

Con la definizione “influencer marketing” facciamo riferimento a una strategia di marketing relazionale basata sull’ingaggio di individui dotati di un seguito rilevante (compatibile con il target di riferimento) affinché possano creare e diffondere UGC prodotti ad hoc con l’obiettivo di influenzare i comportamenti di acquisto e la percezione del brand.

Una campagna di influencer marketing, quindi, si basa sulla combinazione strategica di content creation mirata e multicanale, reach, engagement e autenticità percepita, tutti fattori che contribuiscono a determinare il successo di un’iniziativa di questo tipo.

Influencer marketing strategy: cosa sta cambiando?

Se agli albori del fenomeno un’influencer marketing strategy imponeva di affidare la comunicazione diretta con il pubblico a un’icona della moda o del lifestyle, oggi le tendenze non potrebbero essere più diverse.

Con una profonda evoluzione della user base (gli utenti crescono, invecchiano e scoprono nuove priorità), unita all’ascesa dei creator di news e alla nascita di community estremamente eterogenee, oggi un’influencer marketing strategy che funziona è un perfetto mix di tecnica, autenticità e pertinenza.

Data l’esperienza maturata (anche inconsapevolmente) dagli utenti, infatti, oggi la credibilità di una partnership può essere messa in discussione in un battito di ciglia: anche per questo motivo sempre più strategie puntano sulla naturalezza di nano e micro influencer capaci di valorizzare e coinvolgere le proprie fanbase con uno storytelling sempre più spontaneo e lontano dalla perfezione costruita a tavolino.

A livello tecnico, la svolta è tutta in favore del video: se prima alla base c’erano le immagini statiche, oggi la ribalta è riservata al formato dinamico di stories e reels, meglio se privi della patina “professionale” retaggio del mondo pubblicitario tradizionale.

In sintesi, oggi fare influencer marketing significa creare connessioni autentiche, parlare a community sempre più ampie e consapevoli ed essere capaci di sviluppare contenuti in grado di intrattenere, informare e ispirare con credibilità.

Dalle campagne di influencer marketing one-shot ai rapporti continuativi

Nell’evoluzione vissuta negli ultimi tempi dalle campagne di influencer marketing, una menzione speciale va sicuramente alla durata media delle collaborazioni di successo: se alle origini del fenomeno si trattava perlopiù di campagne isolate, oggi le buone pratiche di settore consigliano di abbracciare un approccio più olistico che sia in grado di creare collaborazioni strutturate e integrate capaci di rafforzare il senso di credibilità e fedeltà, aumentando tra gli utenti la percezione che il/la influencer stia condividendo un’adesione spontanea e reale—che si tratti di affiliate influencer marketing o meno.

AI: influencer marketing e automazione

Nell’era dei ChatBot e di AI generativa, era impensabile non assistere alla nascita di un “artificial intelligence influencer marketing“: oltre a supportare brand e agenzie nell’individuazione dei creator più indicati, infatti, oggi l’AI è in grado di prevedere le performance e analizzare le conversazioni in tempo reale per rendere la gestione delle campagne sempre più scalabile ed efficiente.

Inoltre, anche se gli strumenti di AI influencer marketing vengono attualmente impiegati principalmente per outreach, selezione e monitoraggio, c’è già chi sta sperimentando con veri e propri personaggi digitali realistici che in alcuni casi hanno già sostituito o integrato il ricorso agli influencer in carne ed ossa.

Influencer marketing: esempi e best practices per il 2025

In un mondo digitale caleidoscopico che può far girare la testa, mettiamo il punto su cinque buone pratiche da adottare per un influencer marketing efficace nel 2025:

  1. Più storytelling, meno product placement: stanchi di feed che sembrano vetrine pubblicitarie, sempre più utenti preferiscono campagne influencer marketing basate su storie autentiche e curiosità coinvolgenti capaci di comunicare le caratteristiche del brand in modo chiaro e persuasivo;
  1. Puntare su nano e micro influencer: con comunità più compatte di quelle delle icone di settore ma eccellenti capacità di engagement, nano e micro influencer offrono qualità, autenticità e connessioni profonde che vanno oltre la mera copertura per creare campagne di influencer marketing efficaci anche quando i KPI chiave non sono più Like e commenti ma CTR e analisi del sentiment;
  1. Budget dedicato al trendjacking: nel 2025, avere una fetta di budget dedicata all’ingresso del brand negli hot topic più virali è un’esigenza. Trend, eventi pop, hashtags: essere reattivi e coinvolgenti è un imperativo categorico, e avere le risorse necessarie per assicurarlo è essenziale;
  1. Progetti transmediali: integrare offline e online, con format connessi tra eventi, social e podcast, offre l’opportunità di creare narrazioni complete e omnicomprensive capaci di mettere a sistema i creator ottimizzando il budget e massimizzando i risultati;
  1. Sinergia tra organico e paid: data la difficoltà di ottenere una reach soddisfacente in assenza di promozione, oggi investire in una campagna di influencer marketing può essere impegnativo a livello economico. In questo contesto, la soluzione migliore è creare strategie sinergiche che prevedano un budget media congruo. 

Leggere questo approfondimento ti ha aiutato a fare chiarezza o ti ha stimolato un’altra ondata di domande? In ogni caso, parlane con una influencer marketing agency sempre a disposizione: gli specialist di Nuzo sono a portata di click, proprio qui.

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